Mindfulness: è il processo di prestare attenzione in modo particolare, intenzionalmente, in maniera non giudicante, allo scorrere dell’esperienza nel presente momento dopo momento” (Kabat-Zinn, 1994)
Questa pietra è stata scolpita da un amico sacerdote 25 anni fa. Mi ritrae nel momento del “deserto”. Era nostra abitudine, nei ritiri spirituali legati alla Chiesa, rimanere in solitudine, in contatto con sé stessi e con la natura, una sorta di mindfulness in attenzione non giudicante. Serviva a ri-centrarsi prima della S. Messa o della preghiera o meditazione individuale o collettiva.
Facevamo inconsapevolmente mindfulness prima ancora di sapere che si chiamasse così, grazie a un sacerdote “illuminato”. Praticavo incoscientemente (anche se sembra un controsenso!) e ben prima di scegliere di diventare Psicoterapeuta e di utilizzarla per me e per i miei pazienti.
Il mio rapporto con la mindfulness è paragonabile alla storia di questa pietra: mi ci sono impegnata con entusiasmo, non l’ho più sentita importante, sono rimasta delusa. L’ho chiusa in un cassetto per anni, pur sapendo che era lì. Poi l’ho dimenticata. E’ andata in frantumi, ho sentito dolore e ne ho riscoperto il valore. Con delicatezza ed attenzione ho provato ad aggiustarla.
Ora è al sicuro e la guardo e la pratico sempre più spesso. Mi fa stare bene. Mi riconnette con me stessa, senza inganni.
Questo articolo è uno dei pochi momenti in cui la esporrò alla vista, per necessità. Sto certificando ufficialmente attraverso dei corsi una pratica che già conoscevo ma da cui non si smetto mai di imparare.
Momenti di presenza a me stessa, stavolta consapevole di ciò che sto facendo e con la serietà e la leggerezza della mia età, a vantaggio mio e dei miei pazienti.
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